Il Vulcano Solfatara è il vulcano più noto dei Campi Flegrei ancora attivo. Conserva da almeno 2.000 anni fenomeni che possiamo osservare, sprigionando esalazioni sulfuree dalle numerose fumarole e getti di fango bollente.
L’ultima attività subaerea nota è avvenuta nel 1538 ma l’origine del cratere è legata alla formazione avvenuta già a partire dal pleistocene del sistema vulcanico policraterico (i 40 vulcani che costituiscono i Campi Flegrei) generato dalla depressione tettonica della Piana Campana.
E’ riconoscibile la struttura a forma di cono dell’edificio vulcanico nonostante il cedimento di alcune porzioni di parete dovuti ad assestamenti tettonici successivi alla fase vulcanica più attiva. Essa, verosimilmente, ancora nella sua fase quieta funge da valvola per la fuoriuscita dei gas sotterranei generati dalla presenza del magma ad una quota relativamente vicina alla superficie della caldera.
Già noto in epoca romana è citato da Strabone nello ”Strabonis geographica” come Forum Vulcani attribuendogli destinazioni legate al mito, nonché da Plinio il Vecchio, attento osservatore dei fenomeni geologici affascinato dalla particolare consistenza dell’acqua affiorante nel vulcano.
Progressivamente questa attività andò diminuendo, per concludersi definitivamente negli anni ‘50. L’attività della Solfatara è oggi costantemente monitorata, in quanto ogni accentuazione dei fenomeni tipici del cratere fornisce dati utili per controllare l’evolversi del bradisismo.